Metti una pallina. Bianca, insignificante, talmente piccola da sentirtici un gigante, se messo di fianco. Poi una mazza. Una distesa di verde e qualche buca. Questo è il golf, per come lo si spiega a un bambino. Già , perchè lo sport a livello professionistico è tutt’altra cosa. Quella banale pallina bianca, piccolissima diventa un elemento fondamentale da conoscere, sviscerare, metabolizzare a menadito.
E la mazza si trasforma in ben altro: legni e ferri, e non uno ma una serie di legni e di ferri differenti tra loro per dettagli minimali eppure fondamentali ai fini della scelta. Il manto verde è la distesa dei sogni e va conquistata buca dopo buca. Quale migliore occasione per cominciare a parlare di golf se non quella dell’US Championship, in svolgimento a New York dal 18 al 21 giugno. Uno degli appuntamenti più attesi dai professionisti, una di quelle vittorie che cambierebbe il corso della vita di un golfista e che riesce a fare una selezione certa. Tra quelli che l’US Championship lo hanno vinto e quelli che no.
Protagonista indiscusso della tre giorni, ma protagonista anche del pre-partita, è l’americano Tiger Woods, la tigre del golf che oltre a riscuotere i favori del pronostico è in grado di calamitare l’attenzione degli spettatori per ciascuno dei passi mossi. In campo e fuori. Una macchina da soldi capace di farne e di moltiplicarli a dismisura. Merito – o colpa che dir si voglia – del merchandising, del marketing, della pubblicità . Per Woods si tratterebbe del 15° Majors: il campione è annunciato in grande condizione di forma, reduce dalla vittoria del Memorial Tournament e pare che si sia preparato al meglio per bissqare il successo dello scorso anno e aggiudicarsi la 109esima edizione dell’US Championship in programma nel Black Course del Bethpage State Park di Farmingdale, nello stato di New York.
La vittoria di Woods è quotata 2,75. Un abisso tra lui e tutti gli altri: basti pensare che il secondo meglio quotato, Geoff Ogilvy, è pagato a 19,00; a 26,00 il terzetto composto dall’irlandese Padraig Harrington, lo spagnolo Sergio Garcia e l’inglese Paul Casey. Dovessimo suggerire un azzardo per chi avesse voglia di rischiare, faremmo il nome dell’argentino Angel Cabrera, quotato a 61,00 e capace di emergere nel corso degli appuntamenti che contano. Quasi si esaltasse con la tensione.