Calcioscommesse, l’interrogatorio di Paoloni: “Non avvelenai i miei compagni”

Marco Paoloni, l’ex portiere della Cremonese ora al Benevento, da venerdì agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse, ha raccontato agli inquirenti di essere stato “minacciato a Benevento sotto l’albergo da un uomo con una pistola semiautomatica. L’ho vista nitidamente“. Nell’interrogatorio dello scorso 10 giugno a Cremona, Paoloni dichiarò di essere stato “ricattato con la ricetta del Minias” e di non aver avvelenato i miei compagni di squadra.

Paoloni parla anche di Inter-Lecce, la partita ”del bluff”, in cui il portiere dichiara di essersi finto Daniele Corvia, l’attaccante del Lecce, parlando con Massimo Erodiani, il titolare delle agenzie di scommesse di Pescara. Su Inter-Lecce del 20 marzo scorso, il gruppo dei bolognesi che per l’accusa é capeggiato da Beppe Signori e di cui faceva parte il commercialista Francesco Giannone, aveva investito ben 150.000 euro. La combine come tutti sanno però saltò e l’organizzazione pensò bene di recuperare i soldi con Benevento-Pisa del giorno successivo. Paoloni fa dunque mettere a verbale quanto segue: ”Sia Giannone che Erodiani mi avevano rappresentato che c’era l’esigenza di recuperare la somma perduta nel più breve tempo possibile e quindi era necessario un mio intervento già nel Benevento-Pisa che sarebbe stata giocata il giorno successivo. Io mi sono spaventato e pertanto ho apparentemente acconsentito a prestarmi a quanto richiesto. Dissi pertanto che avrei contattato alcuni giocatori del Pisa (in un secondo momento parlai di Favasulli e Carparelli, credo)”.

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